La recente modifica costituzionale adottata dall’Ungheria ha acceso il dibattito all’interno dell’Unione Europea, portando 20 stati membri a esprimere seria preoccupazione. Tuttavia, Polonia, Italia, Romania e altri quattro Paesi hanno scelto di non firmare la dichiarazione congiunta proposta principalmente dalla Germania. Questo scenario potrebbe rappresentare un punto di svolta nei rapporti tra l’UE e l’Ungheria, sollevando questioni cruciali sul futuro del blocco europeo.
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la modifica costituzionale ungherese: cosa sta succedendo?
In aprile, il governo ungherese ha apportato modifiche alla costituzione che stabiliscono che il diritto dei bambini a una “corretta crescita fisica, intellettuale e morale” prevale su altri diritti fondamentali. Questa decisione ha sollevato un polverone, poiché secondo esperti e difensori dei diritti umani, tale modifica potrebbe giustificare il divieto delle marce dell’orgoglio LGBTQ+ e limitare le libertà delle minoranze. La dichiarazione congiunta, firmata da 20 stati membri tra cui Germania, Francia, Spagna, Svezia e Paesi Bassi, esprime la preoccupazione che questi cambiamenti siano in contrasto con i valori di dignità, libertà, uguaglianza e rispetto dei diritti umani, essenziali per l’UE.
l’articolo 7 del trattato di lisbona: una risposta possibile?
La questione delle modifiche costituzionali magiare ha riacceso il dibattito sull’attivazione dell’articolo 7 del Trattato di Lisbona, uno strumento che consente di sospendere i diritti di voto degli stati membri che violano i principi fondamentali dell’UE. Nonostante sia stato avviato già nel 2018 nei confronti dell’Ungheria, il procedimento è rimasto fermo. Tuttavia, la Germania è intenzionata a rilanciare il processo. Le fonti diplomatiche tedesche affermano che non lasceranno cadere la questione senza una risposta chiara. La complessità della situazione però è accentuata dal fatto che sei Stati membri, tra cui Italia e Polonia, si sono tenuti a distanza dall’iniziativa.
budapest risponde: nessun divieto per i pride
In un contesto di crescente pressione internazionale, il ministro ungherese per gli affari europei, János Bóka, ha respinto fermamente le accuse rivolte al suo paese. Sostenendo che non ci sia stato alcun divieto ufficiale per eventi come i Pride, Bóka ha dichiarato che l’Ungheria non sta violando il diritto di manifestare. Durante un’udienza a Bruxelles, ha espresso la speranza che una migliore comprensione del quadro costituzionale e legale ungherese possa seguire ai colloqui con i partner europei. Questa posizione, tuttavia, non sembra aver placato le critiche degli altri stati membri.
il ruolo di ungaria nelle decisioni chiave dell’ue
Oltre alle modifiche costituzionali, l’atteggiamento dell’Ungheria sta generando frustrazione tra i membri dell’UE a causa del blocco di decisioni fondamentali, come il progresso nei negoziati di adesione con l’Ucraina. Mentre la situazione attuale non ha ancora portato all’attivazione dell’articolo 7, i diplomatici europei sottolineano che il messaggio è inequivocabile. La prospettiva che il blocco adotti una posizione risoluta nei confronti dell’Ungheria potrebbe dipendere dall’accordo di almeno 22 stati membri, un passaggio non ancora raggiunto a causa della resistenza di sei paesi.